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Recensione: Tommaso di Giulio – Lingue

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A volte è difficile utilizzare le giuste parole anche per una semplice recensione di un album musicale.
Tommaso Di Giulio ci presenta il suo nuovo lavoro, “Lingue“, uscito nella primavera del 2018. Un album composto da 10 tracks, che ad un primo semplice ascolto si dimostra subito orecchiabile, e scorre in maniera del tutto piacevole. Pur essendo un album di sonorità comuni e diffuse, riesce a ritagliarsi il suo spazio di originalità, che non lo rende mai banale.

A tratti ricorda quel sound tanto amato dagli appassionati di musica anni 70-80. Molto presenti anche elementi elettronici che ricordano le sonorità e gli “esperimenti” del maestro Franco Battiato, o gli arrangiamenti di chitarra “alla Battisti”, o ancora quel modo un po’ glam presente nei pezzi anni settanta di David Bowie.

Ovviamente tutto in chiave modernizzata. Dal punto di vista squisitamente musicale si può quindi dire che “Lingue” sia un lavoro molto ben riuscito. Un’analisi più attenta data dai successivi ascolti arricchisce ulteriormente l’esperienza e fornisce all’ascoltatore qualcosa di più. Emozioni, nel vero senso della parola, che rivelano un vissuto, un percorso anche doloroso a volte, che trova tutto il suo sfogo in alcuni brani.

 

Tommaso Di Giulio su Spotify.

Ad esempio, “Canzone per S“, dedicata al padre dell’autore, è intrisa di questo sentimento d’amore nei confronti del genitore colpito da una malattia. Un amore che, a causa di questa malattia, costringe l’autore a cambiare o addirittura a reinventare il modo di comunicare, cercando nuovi strumenti e nuovi approcci. Questa canzone, non a caso la prima traccia dell’album, apre la strada anche alle altre, che si sviluppano sempre raccontando quegli stati d’animo e quelle esperienze vissute dall’autore in quel frangente della sua vita.

Lingue” parla di viaggi, di partenze, della ricerca di modi nuovi di comunicare le proprie emozioni, di amore, di sesso, di sconfitta, di resistenza, delle paure (su cui non si ha controllo). L’album si conclude con “Quello nello specchio”, un brano in cui l’autore si guarda allo specchio e non si riconosce più perché la dolorosa esperienza, vissuta accanto al genitore affetto da malattia, lo ha inevitabilmente cambiato, trasformandolo in una persona diversa rispetto a prima.

L’album è scritto “di pancia”, quasi vomitando fuori tutte quelle emozioni che mettono spesso a nudo aspetti molto personali dell’autore. Ecco perché “Lingue” colpisce forte da un punto di vista emozionale, specialmente nei confronti di un eventuale ascoltatore dotato di una certa sensibilità, o che abbia vissuto un’esperienza di vita simile a quella dell’autore, tale da renderlo in qualche maniera capace di identificarsi in alcune delle situazioni raccontate nell’album.

 

di Francesco Ricci

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